In che modo è avvenuto il suo avvicinamento al BIM?
Architettura Tommasi si occupa principalmente di restauro, valorizzazione e rigenerazione del patrimonio architettonico esistente. Poiché il BIM è utilizzato soprattutto per nuove costruzioni, il nostro avvicinamento è avvenuto per gradi. Negli anni sono stati fatti degli studi universitari finalizzati alla definizione di un programma specifico per il recupero del patrimonio architettonico e artistico attraverso la metodologia BIM. Ci siamo avvicinati al BIM nel 2018 per la necessità di lavorare in simbiosi con strutturisti e impiantisti. Negli interventi di restauro che prevedono l’inserimento di strutture impiantistiche di nuova costruzione, in cui il passato si incontra col presente, è chiaramente fondamentale mantenere tracciabilità di tutte le informazioni che definiscono l’edificio. In caso di imprevisto sarà più facile trovare la soluzione.
Secondo lei quanto può realmente essere funzionale la metodologia BIM in un progetto di recupero o restauro di una struttura storica?
Il BIM permette di avere una progettazione integrata, di valutare il progetto in tutte le sue sfaccettature e complessità. Poter fare a monte un’analisi più dettagliata negli interventi di restauro, che durante la fase operativa e di direzione lavori, sono per natura quelli con più imprevisti é chiaramente un enorme vantaggio. Durante gli scavi, anche se sono state fatte le dovute prove geologiche, non si è mai completamente a conoscenza di ciò che potrebbe essere rinvenuto, reperti e pavimentazioni storiche per esempio. Il BIM dà la possibilità di creare un archivio digitale delle informazioni, per tracciare ciò che si è trovato. In questo modo l’informazione storica si unisce al progetto e può essere valorizzata. Al contempo si lascia un segno per il futuro. In un edificio storico o vincolato, rispetto a uno di nuova costruzione, si incontrano spesso modifiche strutturali avvenute nel tempo. Stiamo partendo ora con il progetto di restauro della Torre degli Anziani di Padova, ogni piano dell’edificio ha una sezione differente, progettazioni di tale complessità non possono che essere in BIM.
L’edilizia storica è per natura il risultato di diverse stratificazioni e modifiche architettoniche avvenute nel corso del tempo. Essendo il BIM strettamente basato su un insieme definito di informazioni, come rispondete alla possibile mancanza di una chiara documentazione di progetto?
La riqualificazione di un edificio storico parte da un’analisi approfondita del contesto, di ogni elemento situato nelle circostanze geografiche. Successivamente avviene l’analisi storica del fabbricato, attraverso rilievi diagnostici dell’edificio, relativi alla parte architettonica, strutturale e impiantistica. Viene fatta anche un’analisi storica su mappe catastali. Le fonti possono essere varie: l’Archivio di Stato, quello Comunale e diverse pubblicazioni. A seguire vengono fatte le prove diagnostiche in loco, per poter gestire l’analisi complessiva del fabbricato. Tutto ciò permette di ricostruire quel che serve per sviluppare il nuovo progetto, anche se si ha sempre una percentuale di variabilità che dipende da ciò che si può rinvenire dagli scavi. La fase di ricerca è fondamentale per la riuscita del progetto. Riuscire a ottenere quante più informazioni possibili è necessario a ridurre le variabili di imprevisto al minimo.
Come pensate sia possibile in un progetto digitale riuscire a salvaguardare il patrimonio artistico?
È necessario che la metodologia BIM venga utilizzata sempre di più per mappare il patrimonio artistico e culturale, per permetterne la salvaguardia. Il BIM consente di essere meno invasivi, soprattutto negli interventi di carattere manutentivo successivi a quello di restauro. Immaginiamo di avere l’incarico di riqualificare gli scavi di Pompei. Si decide di installare un impianto di illuminazione per valorizzare i reperti e di coprire i cavi per non lasciarli a vista. Se non si ha una mappatura definita dell’impianto, con i successivi interventi di manutenzione si rischierebbe di rovinare il patrimonio artistico.
Image source: Archivio Storico di Venezia
Architettura Tommasi è al momento impegnato anche nella riqualificazione e restauro del Palazzo delle Associazioni del Comune di Cittadella in provincia di Padova, che verrà convertito in Museo Cittadino. Quali sono le fasi in cui il BIM, in un progetto così complesso, risulta essere di fondamentale importanza?
Il nucleo centrale dell’edificio risale alla metà dell’800, negli anni ‘50 del ‘900 è stato stravolto ed è stato adibito a scuola. Chiaramente gli interni dell’edificio non hanno alcun valore architettonico da preservare. L’area che verrà convertita in Museo Cittadino dovrà rispettare le normative vigenti per l’accesso al pubblico. Particolare attenzione è stata posta ai solai, abbiamo collaborato con gli strutturisti per la conservazione degli originali aumentandone la portata. Molto interessante e caratterizzante per il progetto è l’impianto di illuminazione che abbiamo progettato interamente in collaborazione con Flos. Sarà un intervento a basso consumo energetico e volto alla valorizzazione del patrimonio artistico esposto all’interno del Museo stesso. Ogni elemento verrà integrato nel modello BIM.
Quali sono gli altri attori di questo progetto? A che livello siete stati coinvolti nel progetto BIM? Si tratta di un progetto che comprende anche la parte manutentiva?
Siamo aggiudicatari del concorso per la parte di progettazione definitiva ed esecutiva. Per la fase manutentiva ci sarà un nuovo concorso in futuro. Architettura Tommasi, per sua natura, segue la Direzione Artistica. Il team è formato da progettisti e da storici che partecipano attivamente alla definizione del progetto. L’edificio principale del Museo Cittadino si articola lungo il decumano di Cittadella, presenta un porticato Neoclassico, al suo interno si trovano le aree più importanti del Museo. Abbiamo aggiunto al corpo scala di sicurezza originale, una schermatura architettonica in U Glass, un materiale altamente tecnologico e innovativo. Nel cortile andremo a creare un chiostro di passaggio tra i due edifici, il collegamento avverrà tramite una pensilina. In questo modo il Museo prosegue con le opere della Parrocchia del Duomo di Cittadella, nel suo Museo Diocesano. Stiamo a tutti gli effetti creando il Polo Museale di Cittadella.
Le aziende con cui collaborate in fase esecutiva e che vi forniscono i materiali da costruzione utilizzano la metodologia BIM?
Per progetti di edifici di nuova costruzione, ci è capitato di curare anche la parte computistica legata al BIM, questo ci ha permesso di utilizzare gli oggetti BIM di alcune aziende produttrici. Per quanto riguarda la progettazione di restauro, fino ad ora non abbiamo trovato aziende i cui oggetti BIM incontrino le esigenze necessarie per un progetto di questa natura. Per esperienza, posso dire che in questi casi ci siamo trovati costretti a fare un passo indietro. Per il progetto di Cittadella per ora ci siamo occupati solo della progettazione e non siamo ancora arrivati al rapporto con le aziende.
Cosa immagina per il futuro del settore building?
Il futuro del nostro settore, soprattutto in Italia, sarà il recupero degli edifici storici e la riqualificazione del patrimonio immobiliare che supera i quarant’anni per l'efficientamento energetico. Diminuiranno sempre più le nuove costruzioni che occupano suolo e sprecano risorse. Dobbiamo tendere a rigenerare l’esistente e a recuperare il patrimonio architettonico. In Italia abbiamo una responsabilità enorme: rendere fruibile e apprezzabile il patrimonio artistico più vasto del mondo, soprattutto per le generazioni future. Rigenerazione dell’esistente rispettando l’ambiente ed evitando di occupare il suolo. Lo scopo è dare una nuova funzione agli edifici storici, riportarli alla vita, riadattarli a una destinazione d’uso diversa e fruibile attraverso interventi innovativi.
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BIMobject viene utilizzata come fonte principale di oggetti BIM, utili a rispondere alla nostra richiesta. Come dicevo in precedenza, se le aziende non forniscono i loro oggetti BIM, i progettisti sono costretti a svilupparli o tornare alla progettazione “tradizionale” rendendo vani gli sforzi fatti finora. Le librerie BIM, come BIMobject, devono contribuire ad aumentare la disponibilità di oggetti, così facendo riusciremo finalmente a fare il passaggio dall’analogico al digitale.
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